Vit.En

I calici della memoria

Gianpaolo Anderlini


Il vino nella tradizione ebraica


Non c’è festa senza vino, come insegna il Talmud. Nella tradizione ebraica (così come sarà in quella cristiana) il vino ha avuto e continua ad avere un ruolo culturale e cultuale talmente importante che non sarebbe possibile pensare l’ebraismo senza di esso. I quattro calici di vino Sèder pasquale, il calice per la santificazione dello Shabbàt e delle feste, da parte ebraica (Qaddìsh), e il calice dell’Eucarestia, da parte cristiana, sono solo il segno reale e insieme simbolico del ruolo insostituibile del vino nella vita della comunità, della famiglia e della singola persona. Pertanto, come si fa quando si beve un bicchiere in compagnia (da soli è triste e anche il vino buono perde sapore), auguriamoci l’un l’altro «Lechajim», «Alla vita». Che sia lunga, lieta, felice e che ci permetta di godere dei beni del mondo e di saziarci, nel segno comunque della giusta misura, di ciò che Dio ha creato per il nostro sostentamento e per la nostra gioia. E, se è concesso il gioco di parole, auguriamoci anche: «Leyàyin», «Al vino»!


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