Difesa agronomica. Essendo un fungo poco mobile è bene prestare attenzione a non propagare l’infezione qualora interessi poche piante. Potrebbe in questo caso essere utile portare fuori dal vigneto e quindi bruciare i residui di potatura recanti sintomi specifici, arginando pertanto l’infezione. Pur mancando specifici dati sperimentali, sembrerebbe che la potatura meccanica possa favorire la propagazione dei sintomi maggiormente rispetto a quella manuale.
Difesa in agricoltura integrata. Come accennato in precedenza in alcuni casi, potrebbe essere necessario ricorrere ad applicazioni specifiche contro l’escoriosi. Piuttosto efficaci risulano essere i principali antiperonosporici, sia appartenenti alla classe chimica dei CAA e ancor di più i ditiocarbammati. In particolare dithianon sembrerebbe ottenere i migliori risultati. Efficaci sono anche i Qoi, da utilizzare con moderazione per preservarli dall’insorgenza di ceppi resistenti. Molto importante è il momento dell’applicazione che deve avvenire al germogliamento (quindi quasi sul bruno) e, nei casi più gravi, va ripetuta a distanza di un paio di settimane.
Difesa in agricoltura biologica. Sfruttando le ben note caratteristiche di ampio spettro d’azione, il rame pare avere un effetto anche rispetto a Phomopsis viticola, così come lo zolfo seppure in minor misura.