Le cessioni si riducono in modo considerevole se le pareti sono ricoperte di tartrati depositati dal vino (inerti nei confronti del contenuto), che vanno gestiti con attenzione per non asportarli del tutto. Occorre anche evitarne l’inspessimento, che porta alla formazione di bolle, entro le quali il vino inacetisce rovinando poi l’intero contenuto.
Già nel 1883 Giacomo Borsari aveva brevettato un sistema di protezione delle pareti interne costituito da lastre di vetro messe in opera con appositi mastici alimentari antiacidi. Ancora oggi, eccezionalmente, si impiegano vasche così protette, ma la loro gestione è quanto mai delicata.
Il rivestimento più adatto, oggi il più diffuso, è quello con resine epossidiche che vanno applicate a freddo su una superficie nuova (rifinitura a frattazzo) o accuratamente pulita e sabbiata per facilitare l’ancoraggio della resina. Questa consente una discreta durata, se gestita con molta attenzione (pericolosi i getti delle idropulitrici) e se le pareti della vasche non hanno problemi di umidità. In questo ultimo caso la durata è così limitata da sconsigliare il rivestimento.