La sfemminellatura comporta importanti ripercussioni fisiologiche dal momento che viene asportata buona parte dell’apparato fogliare. Ciò farebbe ragionevolmente supporre una riduzione della superficie fogliare fotosinteticamente attiva, che invece viene intaccata molto poco. Infatti le femminelle, specie quelle derivanti dai primi nodi del germoglio principale (site in zona grappolo), tendono a svilupparsi per lo più all’interno della chioma, dove la captazione luminosa è piuttosto bassa [A] e quindi anche l’efficienza fotosintetica. In pratica esse contribuiscono poco sia alla produzione, sia alla fotosintesi, risultando una sostanziale “zavorra” per la pianta. Ciò non è vero per i germogli secondari che si sviluppano al di sopra della zona grappoli, i quali invece contribuiscono all’attività fotosintetica, specie nella fase finale della stagione. Per tal motivo occorre porre attenziona anche allo operazioni di cimatura.
Quanto detto fa facilmente capire come la sfemminellatura sia una sorta di “defogliazione” selettiva, in cui vengono eliminate le foglie in eccesso e meno utili, preservando le più esterne quindi più efficienti e che non creano affastellamento [A].